colloquio

Nel mondo del marketing, così come in politica o sul campo di battaglia, prima di prendere una decisione o di assumere una posizione è importante conoscere il panorama che si ha davanti.

Nella filosofia orientale si trovano spesso consigli e pratiche di questo tipo. Il Wu Wei, di derivazione taoista, insegna ad agire solo quando si ha piena consapevolezza di se stessi e della natura delle cose che ci circondano. Persino nell’Arte della Guerra Sun Tzu descrive lo stesso precetto: “Conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo”.

Conoscere il territorio e le sue specificità è importante anche quando si ricerca un lavoro. L’essere umano non è un corpo indistinto e indistinguibile da ciò che lo circonda, bensì esso è in relazione continua e biunivoca con l’ambiente esterno. Così come un albero, anche le persone hanno continui scambi con il mondo esterno: fra radici e terreno, nella fase intima e nascosta dal sottosuolo, e fra tronco e chioma e il sole, l’aria, la vita.

Nel momento in cui ci si attiva per cercare un impiego va svolto un percorso di analisi che si articola in due fasi: la prima, intima, nel proprio sottosuolo: quali sono i miei obiettivi? quali sono i miei punti di forza? quali le mie debolezze?, ecc.; la seconda fase riguarda l’ambiente esterno: che opportunità lavorative ci sono? in quale settore? quali sono le competenze richieste?, ecc.

L’analisi del sé e del territorio del mercato di lavoro aiuta a comprendere i propri punti di forza sui quali far leva, le debolezze o le lacune sulle quali lavorare per raggiungere i propri obiettivi, ma anche le opportunità offerte dall’ambiente e quindi il modo migliore per entrare in relazione con esso, riuscendo dunque a redarre una strategia che permetta di raggiungere il proprio scopo con efficienza e senza frustrazione.

La strategia

Nel mondo dello sport la maggior parte del tempo la si spende nella pratica e negli allenamenti, al fine di arrivare preparati al giorno della competizione. Si pensi al motorsport, in particolare alla Formula 1 o alla Moto GP dove il weekend di gara è diviso in tre sessioni: le prove libere, la qualifica, e infine la gara. I team, dopo aver raccolto più informazioni possibili durante i test nelle prove libere, mettono a punto il miglior setup possibile per affrontare la qualifica, che spesso influirà anche sul risultato finale del Gran Premio della domenica.

Il lavoro di chi cerca un impiego non è dissimile da quello che fanno i team durante un weekend di gara. Il percorso di analisi e autoanalisi svolto in precedenza è pertanto assimilabile alle prove libere, ma da solo non basta a garantire una strategia vincente per raggiungere il proprio obiettivo. I dati raccolti vanno elaborati con metodo e solo così sarà possibile predisporre una strategia.

Vediamo brevemente come:

  1. Individuare un obiettivo. L’individuazione del proprio obiettivo va fatta durante il percorso di analisi. È condizione necessaria perché si possa procedere con l’elaborazione di una strategia;
  2. Pianificare le azioni da intraprendere. Questa è la prima fase nella quale i dati raccolti durante l’analisi vengono scomposti e organizzati in modo da renderli utili per il raggiungimento del proprio obiettivo. Anzitutto va circoscritto il settore di interesse, così come l’area geografica sulla quale impiegare le proprie energie. Va deciso quanto tempo dedicare ogni giorno alle varie modalità di ricerca di un lavoro, e un periodo massimo di tempo. È fondamentale, in questo momento strategico, creare e coltivare una lista di contatti utili per la ricerca: parenti, amici, conoscenti, ecc;
  3. Predisporre gli strumenti adeguati, come il curriculum o la lettera di presentazione. Il web 2.0 mette a disposizione strumenti nuovi e pericolosi nel momento in cui non si è in grado di padroneggiarli. Dal momento che sul web siamo tutti creatori di contenuto e non più semplici spettatori, è bene porre attenzione anche alla propria web reputation, ovvero alla maschera goffmaniana1 che recitiamo online. Su internet non siamo solamente il nostro sito web o la nostra pagina social, mettiamo infatti a disposizione di tutti un’enorme mole di dati, spesso senza rendercene conto: commenti ad articoli, flame2, foto, stato di Whatsapp, Instagram story, ecc. Come dimostrato dalla teoria SIDE3 (Social Identity Deindividuation Theory), quando la CMC (Comunicazione mediata dal computer) avviene in contesti in cui prevale l’identità individuale, ovvero quando c’è anonimato o pseudo anonimato dato dal far parte di una massa, le persone tendono a non rispettare le norme sociali. Peccato che queste tracce vadano a comporre la nostra reputazione online;
  4. Compilare una lista di imprese e aziende alle quali si è interessati e conoscerle: che aziende sono, di cosa si occupano, cosa si dice di loro, quali sono i fornitori, quali i competitor, qual è il loro target di riferimento, quali sono mission e vision;
  5. Inviare candidature spontanee oltre a rispondere agli annunci già presenti. Se è vero che le aziende cercano conoscenze, le hard skills, è altresì vero che cercano competenze, le soft skills. L’intraprendenza e la creatività dimostrata con una candidatura spontanea divengono così pedine importanti da mettere in gioco durante la ricerca di un lavoro. Bisogna ricordare che la ricerca d’impiego è un’attività di marketing e pertanto vanno messe in atto tutte le strategie che si applicherebbero qualora fossimo dei marketing manager.

Cerchiamo  ora di approfondire gli strumenti maggiormente noti.

Il curriculum

Il curriculum rappresenta il biglietto da visita del candidato, esso illustra il proprio percorso personale, formativo e professionale, nonché le competenze e gli interessi. Le informazioni essenziali da inserire in un curriculum dunque sono: informazioni personali, istruzione e formazione, esperienze lavorative, capacità e competenze sia relazionali che tecniche, e gli interessi, utili all’azienda per comprendere meglio che tipo di profilo si ha davanti.

Un buon curriculum deve rispettare il principio del CCCP, ovvero deve essere:

  • Chiaro, curato e ben impaginato e leggibile;
  • Corretto e senza errori;
  • Calibrato e mirato a seconda dell’azienda cui lo si vuole presentare;
  • Preciso nelle informazioni che vengono fornite.

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La lettera di presentazione

Al curriculum va sempre allegata una lettera di presentazione che introduca e spieghi il motivo per cui il CV è stato inviato.

Come in qualsiasi tipo di attività comunicativa, è importante che la lettera sia sintetica. Essa deve contenere le ragioni per cui si è deciso di recapitare il proprio curriculum. Importante è che venga specificato come destinatario il nome della persona che svolge la selezione del personale; qualora non si conoscesse il nome è comunque possibile recapitarla al Direttore del personale o all’Ufficio selezione.

Nel caso di una lettera di risposta ad una inserzione è bene evitare l’utilizzo di un tono troppo formale ed è importante sottolineare il motivo per cui si pensa di essere adatti al profilo o alla posizione richiesta.

Il contenuto nella lettera va diviso in quattro parti: intestazione, con i dati del mittente e del destinatario; l’azienda a cui la si invia, dovendo la lettera essere personalizzata per ognuna; i propri punti di forza, dunque le competenze, le attitudini, in linea con quanto l’azienda richiede; conclusione, con una frase che miri ad ottenere un appuntamento con l’azienda.

Nel caso di un’autocandidatura bisogna sempre inviare una lettera di presentazione. Nella lettera di autocandidatura bisogna evidenziare i motivi che hanno spinto a contattare proprio quell’azienda; il perché l’azienda dovrebbe prendere in considerazione proprio il vostro profilo, quindi quale sia il vostro progetto professionale e quali qualità potete mettere a disposizione dell’azienda; cosa potete fare insieme, quali sono le aspettative legate a una eventuale collaborazione, la disponibilità oraria e di viaggi; infine va esplicitato l’obiettivo per cui è stata scritta la lettera, chiedendo un incontro o un contatto con l’azienda stessa.

Il video curriculum

Sempre più negli ultimi anni si sta diffondendo il video curriculum. Sebbene in Italia la pratica sia ancora praticamente sconosciuta, va in realtà evidenziato come sia stato utilizzato per scegliere i parlamentari su alcune piattaforme durante le ultime due elezioni politiche: si tratta di un breve video dalla durata massima di tre minuti nel quale il candidato si presenta e mette in evidenza i propri punti di forza e le proprie competenze.

Un video curriculum non si può improvvisare. Per rendere il messaggio efficace va scritta una sceneggiatura. La telecamera va tenuta ad altezza occhi e lo sguardo deve essere sempre puntato su essa. È bene parlare in modo lento e chiaro, utilizzando un linguaggio né troppo colloquiale né troppo formale. Il mezzo offre alcuni dei vantaggi della comunicazione face to face, e con essi porta anche delle accortezze cui è importante fare attenzione: non è da sottovalutare il linguaggio non verbale e para-verbale. Prestate attenzione alla postura, aperta ed eretta, e alle braccia, che non devono dare senso di chiusura. Occhio alla respirazione, al tono della voce, all’abbigliamento e alla gestualità, che non deve essere troppo marcata.

Svolte le prove libere, con l’analisi e la predisposizione di una strategia adeguata, non ci resta che mettere in scena la performance migliore per la qualifica tramite il colloquio e, in caso di assunzione, la performance migliore sul luogo di lavoro: la nostra gara.

 


 

 

1 Goffmann è stato un sociologo canadese naturalizzato americano. Nel suo saggio del 1959 La vita quotidiana come rappresentazione egli afferma che la vita sociale di ogni persona sia come una rappresentazione teatrale, pertanto si divida in due distinte fasi: il retroscena e la ribalta. Nel retroscena ognuno di noi si prepara alla recita, è una fase inaccessibile al pubblico. Durante la fase della ribalta indossiamo maschere via via differenti in base al contesto nel quale siamo immersi e alle aspettative che gli altri hanno nei nostri confronti. Altri studiosi e sociologhi successivi a Goffmann affermano che con la nascita dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, dapprima la televisione, poi internet e i social media, lo spazio dedicato al retroscena si stia man mano riducendo, mettendo sempre più in mostra al pubblico aspetti privati della nostra vita. Pensiamo solamente al nostro utilizzo quotidiano dei social network. A dimostrazione che non siamo più semplici spettatori, ma anche produttori di contenuti mediali che diamo in pasto ai nostri follower.

2 Si intende per flaming un episodio di litigio che avviene online, in cui le diverse parti in causa si scontrano verbalmente. Tipicamente ciò avviene a causa di fraintendimenti dovuti all’assenza della cornice data dal linguaggio para-verbale (il tono della voce, l’ironia, ecc). Per discutere online bisogna possedere spiccate proprietà di linguaggio, pena, appunto, il rischio di cadere in un flame. Spesso, soprattutto nell’ultimo periodo, episodi di flaming si registrano in discussioni di tipo politico e/o sociale, laddove il dialogo trascende a causa dell’anonimato o del pseudo anonimato dato dal web.

3 La SIDE è una teoria sociologica proposta durante l’inizio degli anni Novanta. La teoria propone una distinzione fra identità individuale e identità sociale, ovvero fra la propria unicità e tra le varie identità assunte nei diversi gruppi sociali d’appartenenza (ancora, torna Goffmann).