«Una mia amica vuole andare a convivere con il suo moroso», mi dice lei.

Siamo in auto e stiamo tornando dall’Università. Io rispondo che sono dell’opinione che prima di convivere, due persone dovrebbero vivere da sole per un po’. Per imparare a campare. Mi chiede se voglio figli. Rispondo: «Sì, ma vorrei prima mettermi a posto. Da ragazzino sognavo di arrivare ai venticinque e avere già laurea, moglie e un figlio». Concordiamo: prima dei 35 anni figli no, grazie.

In seguito a questa piccola conversazione, forse pressato anche dal dibattito pubblico in cui i giovani non esistono, come abbiamo visto, mi sono chiesto come fosse composta la popolazione italiana. L’Istat mette a disposizione di tutti i suoi database, così ho scaricato i dati sulla demografia e li ho elaborati in una piramide demografica che li rappresentasse per il meglio. Il risultato lo potete vedere sotto.

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Piramide demografica italiana. Elaborazione di dati Istat. Fonte: Istat.it

Per semplicità d’esposizione, le classi d’età le ho divise in sei gruppi. Mi interessava capire quanti potenziali giovani approssimativamente nei prossimi anni entreranno nel mercato del lavoro, quanti sono gli italiani in età lavorativa, suddivisi a loro volta per fasce d’età, e quanti in età pensionabile. Ne emerge un quadro piuttosto deprimente: non solo l’Italia è un paese anziano, ma nei prossimi anni sempre più persone andranno in pensione e non saranno sostituite perché ci sono pochi ragazzi. Questo vuol dire che la spesa per il welfare si alzerà e graverà sempre più sulle giovani generazioni.

Politica e sindacati da anni dibattono della questione, proponendo l’abbassamento dell’età pensionabile con l’obiettivo di far assumere nuovi giovani affinché possano versare i contributi e sostenere la spesa per le pensioni stesse. Nonostante molti avvisassero che le pensioni anticipate non creano lavoro, il governo precedente si era posto questo obiettivo con Quota 100. Obiettivo che è stato disatteso, come abbiamo visto nell’articolo della settimana scorsa. Non solo non sono entrati giovani nel mercato del lavoro, ma secondo alcuni osservatori la riforma voluta da Salvini e Di Maio non è neppure sostenibile. Infatti, nel lungo periodo tutto ciò si traduce in un aumento di spesa, che graverà sulle spalle delle nuove generazioni. Secondo Eurostat, l’Italia spende il 16,1% del suo Pil in pensioni (il Regno Unito il 10.8%, la Germania l’11.8%).

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Popolazione italiana per classi d’età

L’invecchiamento della popolazione è evidente anche qualora prendessimo in considerazione altri indicatori. Il tasso di fecondità (numero medio di figli per donna) in Italia prima della crisi economica del 2008 era di 1.45, ora sceso a 1.32 per donna ed è maggiore nelle regioni del Nord; cresce a 1.98 nel caso di donne straniere. Nel caso degli italiani viene da supporre che nei periodi di maggior benessere si facciano più figli; diversa la situazione per gli stranieri, che, almeno nel primo periodo che segue l’arrivo in Italia, tendono di norma a fare più figli. Da notare che l’età media dei genitori è di 32 anni per le donne e 36 per gli uomini, dato pressoché simile in tutte le parti d’Italia. Nelle previsioni in auto con la mia amica ero stato leggermente ottimista. Per aumentare la natalità, ogni anno la politica propone i Bonus bebè: a giudicare dai dati degli ultimi anni però non sembrano incidere in maniera particolarmente positiva.

Oggi abbiamo scoperto che l’Italia sta invecchiando e facciamo pochi figli. La curiosità però non è ancora soddisfatta: quante persone lasciano ogni anno l’Italia e dove vanno? Quante persone arrivano in Italia? Quanti lavorano o cercano lavoro e quanti invece no? Avere un titolo di studio più alto permette di trovare lavoro più facilmente? Come sarà l’Italia quando noi giovani saremo in pensione? A tutte queste domande proveremo a rispondere nelle prossime settimane.

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